31 dicembre 2012

ERA LA NOTTE UN BACIO, DI ALFONSO GATTO.


AUGURI A TUTTI PER L’ANNO QUI PROSSIMO A VENIRE !




ERA LA NOTTE UN BACIO



Forse se ascolti, al limite del giorno,

brulla di pietra perché splenda il cielo

straniero delle rondini, la patria

torna nel canto che pareva amore.



Torna dai lumi del veliero il mondo,

parola che stupì, come nel soffio

caldo del vento era la notte un bacio,

un cuore appena franto dal suo bene.



Alfonso Gatto

20 dicembre 2012

BUON NATALE !





    A mano a mano lungo lo stradale
venìa fischiando un soffio di procella:
ma tu sognavi ch'era di Natale;
udivi i suoni d'una cennamella.

(Giovanni Pascoli, da “Carrettiere” , in Myricae)

BUON NATALE !

14 dicembre 2012

C’È NEVE IN GIARDINO, DI AGNESE DI VENANZIO.



Carissimo Antonio,
un saluto a modo mio con un breve testo poetico - pubblicato nell'agenda 2010 - “Le opere e i giorni " ed. Fabio Croce.
La neve, la rosa rossa tenace che non vuol morire... il Natale che arriva, ci fanno sentire sempre innocenti e fanciulli pieni d'amore come il rosso della rosa e candidi come il bimbo che nasce !...
Una vera magia!...
Ti abbraccio, Agnese.



C’è neve in giardino

Come una giovane sposa
hai coperto di candida neve
e vestito di bianco la rosa
con quella caduta tua lieve,

la guardo, è rossa d’amore
attende di essere colta
invia quel messaggio al mio cuore
prima che il gelo la renderà morta.

© Agnese Di Venazio

9 dicembre 2012

IL PINO, POESIA DI HEINRICH HEINE.


È una breve e bellissima lirica di Heinrich Heine, importante poeta tedesco che ha un posto rilevante nella cultura tedesca dell’ottocento e la sua fama si è diffusa oltre i confini della sua terra. Di lui ho già pubblicato su questo blog la poesia Lorelei.

La lirica è d’ispirazione romantica nel soggetto fantastico, ma ha un sapore attuale e realistico nella sua espressione. Essa mette a confronto due solitudini molto distanti: da una parte c’è il pino dell’Artide, avvolto nel suo mantello di ghiaccio, dall’altra c’è la palma in terra d’Oriente sulla parete di pietra riarsa dal sole. Il pino solitario dorme nel suo gelo e sogna una palma, solitaria anch’essa, che piange sull’arida roccia, spaccata da un sole cocente. È una suggestiva immagine di due solitudini opposte che lancia molti spunti di riflessioni anche per questa nostra attuale società così distratta e indifferente. Forse, essere più attenti alle voci della natura ci aiuterebbe a meglio comprendere la nostra vera essenza.

IL PINO

Un pino sta solitario,
nell'Artide, sulla nuda vetta.
Dorme: in un mantello candido
l'avvolgono ghiaccio e neve.
Dorme, e sogna di una palma,
lontana, in terra d'Oriente,
che sola e tacita piange
sull'arsa parete di pietra.

Heinrich Heine  (poeta tedesco 1797 – 1856)
(Traduzione di Natalino Sapegno)

1 dicembre 2012

IL PRESEPE DEL PALAZZO REALE DI CASERTA.

Manifattura napoletana della seconda metà sec. XVIII, in terracotta, stoppa e filo di ferro, raffigurante il viaggio dei Re Magi, particolare con donna nera che allatta su di un cammello.

SALA ELLITTICA - IL PRESEPE

L’attuale allestimento presepiale trova la sua ispirazione nelle scene riprodotte nelle quattro tempere esposte nella sala.
Il pittore paesaggista Salvatore Fergola descrisse nelle sue opere le scene realizzate nel 1846 da Giovanni Cobianchi al tempo di Ferdinando II. L’interesse dei Borboni per il presepe era già vivo con il re Carlo, costruttore di presepi, e cona la regina Maria Amalia, che si dedicava personalmente alla confezione degli abiti dei pastori, e derivava dall’ambiente culturale napoletano che aveva avuto splendide testimonianze artistiche fin dal XIV secolo ( sculture policrome delle chiese di S. Giovanni a Carbonara, S. Eligio, S. Domenico, etc.) con la rappresentazione del mistero della natività. Il presepe settecentesco si arricchisce di elementi nuovi e, intorno all’evento della nascita di Gesù, compare un brulicante mondo contadino in festa, carovane di Re Magi, musici di colore provenienti dall’Oriente e dall’Africa, aristocratici mori e georgiani, venditori di suppellettili, saltimbanchi, “cafoni” vestiti a festa, dame a piedi o su giumente, carri addobbati a festa e osti nelle taverne che servono i cibi.
Il presepe pertanto costituisce una preziosa documentazione per la conoscenza degli usi e costumi degli abitanti delle diverse province del felice Regno di Napoli.
Nel XVIII e nel XIX secolo molti artisti si impegnarono nella realizzazione dei pastori e se ne citano alcuni: Vallone e Martino, i fratelli Ingaldo, Gallo, De Luca, Franco, Gori, Viva, Celebrano, Bottiglieri ed altri.

(da “Palazzo Reale” di Gian Marco Jacobitti e Wanda Frolla Frizzi, Editoriale Museum  - Roma, 1992)
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